Il Presidente della Commissione comunale di Controllo di Cava Fornace, Andrea Cella, risponde all’intervento sui quotidiani locali dell’Assessore Regionale all’Ambiente Federica Fratoni: “Finalmente la maschera è stata gettata, ed è ufficiale che per l’Assessore regionale Cava Fornace deve rimanere aperta. Si era ormai ben capito, data la totale latitanza politica dal giorno della sua passerella a Montignoso del Febbraio 2018 ad oggi: ben 1 anno e 8 mesi di mezze frasi e di nulla cosmico in termini di atti. L’Assessore dichiara che il “progetto di innalzamento delle arginature” sarebbe stato autorizzato dalle Province di Massa Carrara e Lucca, dicendo una grossa inesattezza: il suo ufficio con firma del responsabile del Settore Bonifiche e Autorizzazioni rifiuti, non più tardi di giugno scorso ha ulteriormente ribadito che l’Autorizzazione Integrata Ambientale vigente prevede 3 fasi di coltivazione e autorizza all’esercizio SOLO la prima fase (quella fino a quota 43mt sul livello del mare). Quindi nessun innalzamento degli argini è ad oggi autorizzato nè tantomeno devono essere le province ad autorizzarlo, bensì proprio la Regione Toscana. Inoltre lo stesso ufficio regionale bonifiche e autorizzazioni rifiuti ha chiarito che la percentuale massima del 30% di rifiuto contenente amianto sul totale dei rifiuti conferiti in discarica deve essere rispettata dai gestori costantemente ogni anno: peccato che ARPAT nella sua relazione conclusiva di monitoraggio dell’anno 2018 ha ulteriormente certificato il continuo mancato rispetto della percentuale, ormai da oltre 6 anni, inviando informativa all’Autorità Giudiziaria. Inoltre sempre ARPAT dal controllo sulla produzione di percolato ha rilevato valori diversi tra quantità prodotta e quantità smaltita elevando una sanzione amministrativa ai gestori. Nel capitolo acque sotterranee ARPAT rileva una conclamata e costante presenza di composti nocivi superiori ai limiti nei piezometri di controllo della falda siti nell’area di proprietà della Programma Ambiente Apuane e ritiene che La Regione Toscana debba attivare il percorso previsto dall’Art 244 del Dlgs 152/06, ovvero una diffida al gestore. Regione Toscana su questo punto risponde a sua volta chiedendo ad ARPAT ulteriori approfondimenti tecnici. L’unica cosa chiara è quindi quella che i presupposti per una sospensione dell’attività o quantomeno per avviare una procedura di revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ci sono e sono evidenti. Ma è altrettanto chiaro che l’Assessorato regionale all’ambiente ha scelto di lavarsene completamente le mani, candidandosi direttamente per il premio “Ponzio Pilato del nuovo millennio”. La commissione di controllo rimane a disposizione dell’Assessore per spiegarle meglio le documentazioni prodotte dai suoi stessi uffici, dato che dalle sue dichiarazioni si evince poca chiarezza già sulle arginature, figuriamoci sul resto: ma ormai il dubbio che non si voglia rispettare la volontà di chiusura espressa dai comuni della nostra zona e dallo stesso consiglio regionale è diventato certezza.”